di Giacomo D’Alessandro – uscito su laGuardia n.4/2018

«Qualcuno pensa che sarebbe più facile tenervi “a distanza di sicurezza”, così da non farsi provocare da voi». Come sempre papa Francesco non ci gira attorno, lo dice in faccia ai 300 giovani convocati a Roma per il pre-Sinodo: stiamo tentando una sfida difficile, che trova resistenze nella società e nella chiesa.
Ma partiamo dall’inizio. Dopo il Sinodo sulla Famiglia del 2015 (sintetizzato nell’esortazione Amoris Laetitia con alcuni sostanziosi passi avanti), il prossimo appuntamento dei vescovi cattolici è un Sinodo su “Giovani, fede e discernimento vocazionale” e avrà luogo nell’ottobre 2018.
L’intenzione di mettere la chiesa in ascolto dei giovani, non solo cattolici, non solo cristiani, non solo credenti, ha provocato qualche piccolo terremoto: come fare? Come in pochi mesi dare voce a nuove generazioni spesso ormai distanti (quando non analfabete) in fatto in chiesa e di fede? Come suscitare partecipazione di qualità in ambienti dove spesso clericalismo e omologazione hanno abituato le persone esattamente all’opposto, alla passività o all’adulazione? E come rappresentare l’enorme diversità delle chiese di tutto il mondo, i loro diversi contesti socio-politici?
La grande scommessa di Francesco e della Segreteria del Sinodo sta tutta in questa intenzione: far confluire dal basso le esperienze, le vite, le visioni dei giovani che ancora alla chiesa vogliono dire qualcosa, al fine di comporre una fotografia aggiornata e verosimile delle sofferenze e delle speranze di migliaia di giovani da ogni angolo del pianeta. Solo su quella base potrà avere senso la discussione dei padri sinodali (tutt’altro che giovani) nella ricerca di nuove strade per la chiesa.
E’ nato così un lungo processo di preparazione del Sinodo, nel quale si sta tentando di compensare i limiti strutturali dell’organizzazione ecclesiastica attraverso vari strumenti di coinvolgimento: per primo è uscito il sito http://www.synod2018.va con un questionario online in 6 lingue aperto ad ogni tipo di giovane; poi sono stati creati 6 gruppi Facebook ufficiali (uno per lingua) aperti a giovani tra i 16 e i 29 anni, sui quali sono state raccolte risposte a 15 domande generali, e a cui hanno partecipato circa 15mila persone; infine è stato convocato a marzo un pre-Sinodo internazionale con 300 giovani che hanno redatto un documento finale da consegnare ai padri sinodali.
Intanto si studiano ulteriori modalità di coinvolgimento dei giovani, possibilmente anche durante il Sinodo stesso. Tentativi da molti recepiti come autentici, da osservare con interesse e su cui convogliare contributi di qualità, nella speranza che non siano vanificati dal troppo diffuso atteggiamento di quanti nella chiesa “hanno occhi e non vedono, hanno orecchi e non sentono”, e già stanno remando contro, anche solo restando immobili.
Riuscirà questa nuova sfida ecclesiale ad offrire capacità di lettura della realtà, di profezia nelle sfide globali, e di rimessa al centro del “fiuto” del popolo di Dio in cammino?
PAPA FRANCESCO AI GIOVANI DEL PRE-SINODO
Vaticano, 19 marzo 2018 [selezione testi g.d’a.]

Portate con voi una grande varietà di popoli, culture e anche religioni. (…) Siete invitati perché il vostro apporto è indispensabile. Abbiamo bisogno di voi per preparare il Sinodo. (…) In tanti momenti della storia della Chiesa, così come in numerosi episodi biblici, Dio ha voluto parlare per mezzo dei più giovani. (…) Avete tanta forza per dire le cose, per sentire le cose, per ridere, anche per piangere. (…) Per questo vi esorto: siate coraggiosi in questi giorni, dite tutto quello che vi viene; e se sbagli, un altro ti correggerà.
Troppo spesso si parla di giovani senza lasciarci interpellare da loro. Quando qualcuno vuole fare una campagna o qualcosa, ah, lode ai giovani!, non è così?, ma non permette che i giovani lo interpellino. Lodare è un modo di accontentare la gente. Ma la gente non è sciocca. (…) A volte, evidentemente, i giovani (…) parlano “con lo schiaffo”. La vita è così, ma bisogna ascoltarli. Qualcuno pensa che sarebbe più facile tenervi “a distanza di sicurezza”, così da non farsi provocare da voi. (…) Ma la verità è anche il fatto che voi siete costruttori di cultura, con il vostro stile e la vostra originalità. (…) Questo è uno spazio che noi vogliamo per sentire la vostra cultura, quella che voi state costruendo.
Questa Riunione pre-sinodale vuol essere segno di qualcosa di grande: la volontà della Chiesa di mettersi in ascolto di tutti i giovani, nessuno escluso. E questo non per fare politica. Non per un’artificiale “giovano-filia”, ma perché abbiamo bisogno di capire meglio quello che Dio e la storia ci stanno chiedendo. Se mancate voi, ci manca parte dell’accesso a Dio. (…) Il prossimo Sinodo si propone in particolare di sviluppare le condizioni perché i giovani siano accompagnati con passione e competenza nel discernimento vocazionale, cioè nel «riconoscere e accogliere la chiamata all’amore e alla vita in pienezza».
Anche nella Chiesa dobbiamo imparare nuove modalità di presenza e di vicinanza. (…) È un invito a cercare nuovi cammini e a percorrerli con audacia e fiducia, tenendo fisso lo sguardo su Gesù e aprendosi allo Spirito Santo, per ringiovanire il volto stesso della Chiesa. (…) compiendo una revisione di vita sul suo modo di essere, chiedendo perdono per le sue fragilità e inadeguatezze, non risparmiando le energie per mettersi al servizio di tutti.
Che siate cristiani cattolici, o di altre religioni, o non credenti. Vi chiediamo di collaborare alla fecondità nostra, a dare vita. (…) Abbiamo bisogno di riappropriarci dell’entusiasmo della fede e del gusto della ricerca. (…) E abbiamo bisogno di osare sentieri nuovi, anche se ciò comporta dei rischi. (…) Un’istituzione che fa scelte per non rischiare rimane bambina, non cresce. (…) Quante volte io trovo comunità cristiane, anche di giovani, ma vecchie. Sono invecchiate perché avevano paura. Paura di che? Di uscire, di uscire verso le periferie esistenziali della vita, di andare là dove si gioca il futuro. (…) Voi ci provocate a uscire dalla logica del “ma si è sempre fatto così”. E quella logica, per favore, è un veleno. (…) Raccomando di leggere il Libro degli Atti degli Apostoli: la creatività di quegli uomini. Quegli uomini sapevano andare avanti con una creatività che se noi facciamo la traduzione a quello che significa oggi, ci spaventa!
Per me questa è la profezia di oggi: “I vecchi sogneranno, e i giovani profetizzeranno”. Noi abbiamo bisogno di giovani profeti. (…) Siete i protagonisti ed è importante che parliate apertamente. (…) Vi assicuro che il vostro contributo sarà preso sul serio.
DAL DOCUMENTO FINALE DEL PRE-SINODO
Vaticano, 24 marzo 2018 [selezione testi g.d’a.]

COMUNITA’ E MODELLI | I giovani cercano il senso di se stessi in comunità che siano di sostegno, edificanti, autentiche e accessibili, cioè comunità in grado di valorizzarli. (…) I modelli della famiglia tradizionale sono in declino in vari luoghi. (…) Alle volte le parrocchie non sono più dei luoghi di incontro. (…) Abbiamo bisogno di trovare modelli attraenti, coerenti e autentici. (…) I giovani cercano compagni di cammino per attorniarsi di uomini e donne fedeli che comunichino la verità lasciandoli esprimere la loro concezione della fede e della vocazione. (…) Questo ruolo non dovrebbe esser circoscritto ai presbiteri e ai religiosi, ma anche il laicato dovrebbe esser legittimato a ricoprirlo.
FEDE E CHIESA | Per molti giovani, la fede è diventata qualcosa inerente la sfera privata piuttosto che un evento comunitario. (…) Alcuni giovani pensano che la Chiesa abbia sviluppato una cultura dove si presta attenzione al coinvolgimento nella sua compagine istituzionale, piuttosto che sulla persona di Cristo. Altri, invece, ritengono che le guide religiose siano disconnesse e preoccupate della dimensione amministrativa più che della creazione di comunità, e addirittura altri considerano la Chiesa come un’entità irrilevante. (…) D’altro canto, ci sono molti giovani che non percepiscono il bisogno di essere parte della Chiesa e che trovano senso per la loro esistenza al di fuori di essa. (…) I giovani stanno lasciando la Chiesa in grande numero. Capire i motivi di questo fenomeno è cruciale per poter andare avanti. I giovani che non hanno legami con la Chiesa, o che si sono allontanati da essa, lo fanno perché hanno sperimentato indifferenza, giudizio e rifiuto. È possibile partecipare ad una messa e andar via senza aver sperimentato alcun senso di comunità o di famiglia. (…) Troviamo celebrazioni e comunità che appaiono morte. (…) La Chiesa dovrebbe sviluppare creativamente nuove strade per andare ad incontrare le persone esattamente là dove stanno, (…) dove comunemente socializzano.
SFIDE GLOBALI | I giovani sono interessati alle attività politiche, civili e umanitarie. (…) Sono profondamente coinvolti e interessati in argomenti come la sessualità, le dipendenze, le famiglie disgregate, così come i grandi problemi sociali, la criminalità organizzata e la tratta di esseri umani, la violenza, la corruzione, lo sfruttamento, il femminicidio, ogni forma di persecuzione e il degrado del nostro ambiente naturale.
TECNOLOGIA | L’altra faccia della tecnologia si mostra nello svilupparsi di certi vizi (…) come l’isolamento, la pigrizia, la desolazione, la noia. (…) Sebbene viviamo in un mondo iperconnesso, la comunicazione tra i giovani rimane limitata a gruppi tra loro simili. Mancano spazi e opportunità per sperimentare la diversità. (…) Gli spazi digitali ci rendono ciechi alla fragilità dell’altro e ci impediscono l’introspezione.
PARITA’ DI GENERE | Un problema diffuso nella società è la mancanza di parità fra uomo e donna. Ciò è vero anche nella Chiesa. (…) Quali sono i luoghi nei quali le donne sono in grado di prosperare? (…) Occorre dare alle donne di oggi spazi in cui possano dire “sì” alla loro vocazione. Caldeggiamo la Chiesa ad approfondire la comprensione del ruolo della donna e a valorizzare le giovani donne.
UNA CHIESA CREDIBILE | Molte volte la Chiesa appare come troppo severa ed è spesso associata ad un eccessivo moralismo. (…) E’ difficile superare la logica del “si è sempre fatto così”. (…) Vogliamo esprimere, in particolar modo alla gerarchia ecclesiastica, la nostra richiesta per una comunità trasparente, accogliente, onesta, invitante, comunicativa, accessibile, gioiosa e interattiva. (…) Per questo, la Chiesa dovrebbe esser solerte e sincera nell’ammettere i propri errori passati e presenti, presentandosi come formata da persone capaci di sbagli e incomprensioni. Tra questi errori, i vari casi di abusi sessuali e una cattiva amministrazione delle ricchezze e del potere. (…) La chiesa deve coinvolgere i giovani nei processi decisionali e offrire loro ruoli di leadership.
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