NAPOLI – Brucia da ormai otto ore l’area dei campi rom di via Cupa Perillo, a Scampia, periferia nord di Napoli. Dalle prime versioni e dalle voci degli abitanti – fuggiti dal campo cercando di salvare vestiti e utensili stipandoli nelle macchine – il fuoco è partito da un contadino che su un terreno adiacente stava bruciando alcune sterpaglie. Secondo un’altra versione avrebbe preso fuoco una vettura, sempre fuori dal campo. La vegetazione secca per la siccità, i cumuli di rifiuti e il vento hanno fatto il resto, allargando le fiamme al campo rom e distruggendo diverse capanne e baracche.
Gli abitanti sostengono che non ci sono vittime nè feriti, ma che il rischio è stato grande: nei due campi (uno attrezzato dal Comune e uno abusivo, presenti da oltre 30 anni) vivono circa 700 persone tra cui molti sono bambini e ragazzi. L’incendio ha fatto esplodere anche diverse bombole di gas.
In via Cupa Perillo, nei pressi della ludoteca Il Giardino dei Mille Colori, le famiglie rom si mescolano ai curiosi di passaggio, alle forze di polizia e al viavai delle camionette dei Vigili del Fuoco, sulle cui tempistiche di intervento si sollevano già le prime polemiche. Ma il contesto è ben più teso: il 17 luglio scorso, sulla scia delle proteste per i ripetuti roghi di rifiuti, un’ordinanza della Procura della Repubblica ha messo sotto sfratto entro l’11 settembre un numero imprecisato di famiglie, con minaccia di sgombero del campo.
Il Comitato Campano con i Rom, animato dai padri Alex Zanotelli (comboniano) e Domenico Pizzuti (gesuita), si adopera da anni per aprire un tavolo con le istituzioni in attuazione della normativa europea per il superamento dei campi e l’inclusione di rom, sinti e camminanti.
A fronte del rischio di sgombero delle famiglie residenti da 30 anni nel quartiere, integrate nelle scuole, nel lavoro, nelle attività educative, è nato il Comitato Abitare Cupa Perillo, un percorso collettivo che include gli abitanti dei campi, le associazioni e i soggetti socialmente attivi nel quartiere, e che ha svolto due assemblee pubbliche di mediazione per chiedere la cessazione dei roghi ma anche per contrastare il metodo dello sgombero in assenza di alternative abitative.
L’estensione dell’incendio è comunque sospetta, e sembra confermato che il fuoco è partito da punti diversi attorno ai campi. “Può non sembrare casuale, proprio nel momento in cui si stava lavorando per gestire pacificamente l’abbandono dell’area, mentre altri soggetti invocano soluzioni ben più drastiche” afferma padre Domenico Pizzuti, in strada tra le famiglie sfollate. Ed effettivamente, l’incidente sembra troppo casuale per esserlo davvero. Nel frattempo ci sono famiglie con bambini anche molto piccoli che si ritrovano senza casa e senza più effetti personali.